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“Nel breve spazio della mia lunga vita l’Italia è cambiata in una maniera spaventosa.
É tutta una lotta contro il tempo, bisogna riuscire a diventare civili
prima che il disastro sia completo.
Bisogna vedere se arriviamo ancora in tempo a salvare questo paesaggio.
Per me in gran parte l’abbiamo già distrutto.”
Giorgio Bocca in “Langhe Doc”





Langhe Doc - Storie di eretici nell'Italia dei capannoni
un documentario di Paolo Casalis / durata: 52'
un libro di Federico Ferrero (clicca qui per maggiori informazioni)
dvd artwork by Valerio Berruti
con Giorgio Bocca, Maria Teresa e Bartolo Mascarello, Mauro Musso, Silvio Pistone

DISPONIBILE IN FORMATO DVD O DVD+LIBRO. OFFERTA: A PARTIRE DA SOLI 10€ SPEDIZIONE COMPRESA!
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(GUARDA IL TRAILER DEL FILM)


Official Selection for David di Donatello 2012;
Winner of Valsusa Filmfest 2011; Winner of Sardinian Sustainability Film Festival; Special Mention at Festival delle Terre 2011; Prize of the Public Corto e Fieno 2012;
Official Selection for: Mefest 2013, Serbia; Docaviv Festival, Tel Aviv; Focus Italia in Uruguay; Kinookus (Croatia); Jahorina Festival, Bosnia; Tutti Nello Stesso Piatto Festival; Scanno Natura Doc; Piemonte Movie; Euganea Film Festival; Epizephiry Film Festival; The Village Doc Festival Milano; Terra di Tutti Film Festival Bologna;Monnezza Film Festival 2013; Rendez-vous du cinéma italien", Montreal, Canada;

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SINOSSI

Un pastore, un produttore di pasta artigianale, una produttrice di vino.
Tre personaggi, tre eretici perchè pensano e agiscono in modo diverso, tre storie per raccontare il degrado sociale, culturale e paesaggistico
della nostra penisola, l' Italia dei capannoni, secondo la definizione data nel film da Giorgio Bocca.
Quelle di Maria Teresa Mascarello, Silvio Pistone e Mauro Musso sono storie di chi ha intravisto un futuro che non gli piaceva e lo ha rifiutato.
Piccole sfide in cui tuttavia è possibile intravedere una dimensione ben più ampia. Sfide ancora aperte, non ancora del tutto vinte e che forse non lo saranno mai: loro si muovono in una direzione, il mondo in un'altra, del tutto opposta.

PREMESSA
Langhe Doc non è un film sulle Langhe, non solo.
Le Langhe sono solamente il palcoscenico, estremamente locale e localizzato, di fenomeni globali, il paradigma del contrasto apparentemente insanabile tra sviluppo economico e tutela del territorio.

PERSONAGGI

Maria Teresa Mascarello (e il padre Bartolo Mascarello, morto nel 2005, attraverso l’impiego di materiale d’archivio)

silvio pistone documentario langhe doc langhedoc protagonisti film personaggi formaggi giorgio bocca maria teresa bartolo mascarello mauro musso vino wine tajarin pasta paesaggio trasformazione capannoni cemento territorio alba langa borgomale barolo nebbioloFiglia unica di Bartolo Mascarello, leggendario patriarca del Barolo, strenuo difensore del vino tradizionale, ottenuto senza l’impiego di tecnologie moderne e senza piegarsi alle mode, Maria Teresa ha studiato a Torino, dove si è laureata in Lingue e Letteratura Straniera.
“Fino a vent’anni non riuscivo nemmeno a farle assaggiare il vino con un dito”, ricorda in un filmato d’archivio Bartolo Mascarello, che avrebbe voluto che la figlia restasse in Langa e frequentasse la scuola enologica.
Oggi Maria Teresa, tanto esile e minuta quanto determinata e combattiva, conduce da sola l’azienda famigliare e continua a produrre vino nella cantina di Barolo,“Come faceva mio padre, e mio nonno prima di lui”.

Clicca qui per un ulteriore approfondimento su Maria Teresa Mascarello




Silvio Pistone


silvio pistone documentario langhe doc langhedoc protagonisti film personaggi formaggi giorgio bocca maria teresa bartolo mascarello mauro musso vino wine tajarin pasta paesaggio trasformazione capannoni cemento territorio alba langa borgomale barolo nebbioloPantaloni militari, camicia da montanaro, capelli lunghi, sigaretta arrotolata a mano perennemente accesa.
Silvio si presenta così a clienti e visitatori della Cascina Pistone, a Borgomale, paese di alta Langa a circa 20 km da Alba.
Qui ha costruito una casa, per la moglie e i due figli, e una stalla, per cinquanta pecore di Langa da cui produce formaggi dal gusto unico che vende a clienti privati e ristoranti.
Passionale, istintivo, testardo, Silvio è orgoglioso delle sue scelte e vuole spingersi ancora un gradino oltre. Il suo sogno è quello di riuscire a fornire più prodotti, altre agli attuali formaggio e pane, di riuscire a fare vivere di questo lavoro tutta la famiglia, compresa la moglie che oggi lavora in un grande stabilimento di Alba. La sua ultima sfida è quella di fare il pane “Esattamente come si faceva una volta”, con una varietà di semi tradizionale, senza trattamenti nè pesticidi, addirittura ricorrendo a vecchie macchine agricole degli anni ‘30.
Silvio è un sognatore, ma estremamente concreto, con i piedi ben ancorati per terra.
Clicca qui per un ulteriore approfondimento su Silvio Pistone

Mauro Musso


silvio pistone documentario langhe doc langhedoc protagonisti film personaggi formaggi giorgio bocca maria teresa bartolo mascarello mauro musso vino wine tajarin pasta paesaggio trasformazione capannoni cemento territorio alba langa borgomale barolo nebbioloLa storia personale di Mauro Musso è legata a doppio filo ai temi della produzione e distribuzione alimentare.
I suoi genitori avevano un allevamento intensivo di polli, spazzato via dall’alluvione in Piemonte nel ‘94; da allora, Mauro ha lavorato in un ipermercato della grande distribuzione, fino a quando per lui non è sopraggiunto un inaspettato licenziamento.
Dapprima per scherzo e per pochi amici, poi sempre più seriamente, Mauro ha incominciato a fare in casa i tajarin, la pasta tradizionale delle Langhe. Oggi la sua “Casa del Tajarin”, di cui è proprietario nonchè unico dipendente, produce svariati tipi di pasta, a partire da ingredienti selezionati di altissima qualità.
Mauro viveva in quello che oggi è diventato il suo laboratorio e negozio, ed è tornato a vivere con i genitori e l’anziana nonna. Odia i supermercati, e sta cercando con tutte le forze la propria rivalsa personale.
Leggi l'articolo di Carlo Petrini su Mauro Musso
Clicca qui per sapere cos'è e com'è fatta la pasta di Mauro Musso


Giorgio Bocca

silvio pistone documentario langhe doc langhedoc protagonisti film personaggi formaggi giorgio bocca maria teresa bartolo mascarello mauro musso vino wine tajarin pasta paesaggio trasformazione capannoni cemento territorio alba langa borgomale barolo nebbioloGiorgio Bocca è uno dei più importanti giornalisti e scrittori italiani. Originario della campagna cuneese, è stato a lungo partigiano in Langa, dove vive sua figlia e dove si reca ogniqualvolta gli è possibile. Stimatore e conoscitore delle Langhe, amico personale di Bartolo Mascarello e di altri “grandi di Langa”; da sempre voce critica degli eccessi del progresso e dello sviluppo del nostro Paese, al punto che la sua storica rubrica sull’ Espresso si intitola “L’Antitaliano”.
A lui, memoria storica di una Langa che non esiste più e attento osservatore dei giorni attuali, il compito di dipanare il contesto in cui si muovono Silvio, Maria Teresa e Mauro. A lui il compito di delineare gli scenari futuri delle Langhe, tra atteggiamenti passatistici e sviluppo sfrenato, candidature all’Unesco e denunce di scempi edilizi e ambientali.
25-12-2011
L'ultimo saluto ad un grande giornalista, anzi al più grande tra i giornalisti, e sentite condoglianze alla figlia Nicoletta e alla famiglia. Circa un anno fa, Giorgio Bocca aveva accolto in casa sua, con gentilezza e straordinaria disponibilità, dei perfetti sconosciuti che dicevano (peraltro anche un pò confusamente) di volere realizzare un film sulle langhe e più in generale sulla trasformazione e degrado del paesaggio.
Un lungo dialogo che ci ha fornito i punti cardinali di Langhe Doc, ma soprattutto un incontro che sicuramente noi non dimenticheremo mai.

(leggi qui una piccola raccolta di articoli dedicati a Giorgio Bocca)



NOTE DI REGIA
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Langhe Doc non è un film sulle Langhe, non solo.
Le Langhe sono solamente il palcoscenico, estremamente locale e localizzato, di fenomeni globali, il paradigma del contrasto apparentemente insanabile tra sviluppo economico e tutela del territorio.

Le Langhe
Quando ero poco più che un bambino i miei mi tesserarono per una squadra ciclistica di Bra, il gruppo sportivo Soresina. Magliette di lana ispida e irritante e biciclette da corsa anni '80: così è nato, in modo del tutto inconsapevole, il mio rapporto con le Langhe.
Mentre i miei amici difficilmente riuscivano ad uscire dal cortile di casa, noi fortunati ci avventuravamo in territori sconosciuti: dalle pendici di La Morra raggiungevo i compagni di squadra a Bra e da qui si tornava verso le salite di Verduno, Barolo, Diano, Monforte e poi sempre più lontano e più in alto, verso Dogliani, Belvedere Langhe, Bossolasco, Murazzano.
Allenamenti in bicicletta che diventavano veri e propri viaggi.
In parte, insomma, sono un langarolo, che tutti i giorni prendeva il pulmino per andare a scuola a La Morra; in parte, invece, sono un osservatore esterno, un turista di giornata che un tempo si addentrava nelle Langhe in bicicletta e che quasi vent'anni più tardi ci è tornato con cavalletto e telecamera.
Perché Langhe Doc? Per raccontare non tanto le Langhe, quanto la loro trasformazione.
In meno di venti anni, un arco di tempo ancora più breve del "breve spazio della mia lunga vita" di cui parla Giorgio Bocca (frase che da sola vale l'intervista), ho visto ogni paese e paesino, ogni buco di Langa dotarsi di un'area industriale e commerciale, quasi sempre posizionata nella parte geograficamente più bassa (ma non per questo meno visibile, anzi), quasi sempre sovradimensionata. L'area commerciale e i relativi capannoni di Roddi, di Barolo, di Verduno, di Neive, Barolo, Barbaresco...
Da studente di Architettura, leggevo termini come "urbanizzazione" o "diffusione urbana" e pensavo non al bacino della Ruhr o a New York, ma più semplicemente al "mio" territorio e a quanto stava diventando difficile separare le aree di città da quelle di campagna, distinguere una città dall'altra.
Venti anni fa sulla strada tra Bra e Alba c'erano tanti campi e un paio di paesi, oggi Bra e Alba sono diventate un'unica mostruosa entità, fatta di un'interminabile fila di case, villette, capannoni, edifici commerciali; i confini tra i due centri urbani, un tempo segnati da cartelli posizionati in aperta campagna, si trovano oggi incastonati tra le villette, nascosti tra un capannone e l'altro.
Quella non è Langa, penserete voi, ed è vero. Per usare i termini del Prof. Jukka Jokilehto, il professore scandinavo ingaggiato come supervisore del progetto di candidatura Unesco del Territorio Vitivinicolo di Langhe, Roero e Monferrato, si tratta di una buffer zone, le aree cuscinetto situate a ridosso delle core zone, le aree d'eccellenza.
Forse è giusto, è normale sacrificare zone paesisticamente meno pregiate per favorire lo sviluppo economico di un territorio; ma quando le buffer zone, le zone cuscinetto ormai irrimediabilmente compromesse da edilizia selvaggia e capannoni, si trovano nel bel mezzo della Langa del Barolo o addirittura in Alta Langa, ha ancora senso parlare di aree d'eccellenza? Quando chi visita Neive o Barbaresco non riesce più a scattare una fotografia del panorama senza inquadrare capannoni, palazzi, autostrade, viene meno il concetto stesso di paesaggio vitivinicolo.
Ecco, in "Langhe Doc" volevo raccontare questa trasformazione e, se possiblie, capirne le ragioni.
Un racconto difficile, perché non si è trattato di una trasformazione repentina, non ci siamo svegliati un bel giorno circondati dai capannoni.
Negli anni '80 abbiamo iniziato a fare la spesa nei primi supermercati costruiti fuori città, in piccoli capannoni. Poi i supermercati sono diventati più grandi, ospitati in capannoni più grandi; per comprare le scarpe non andavamo più in un negozio ma in un capannone; per andare dal ciclista, dal meccanico, dall'estetista entravamo in un capannone, per comprare un piccolo elettrodomestico andavamo in un capannone, e di fianco nascevano villette, e palazzine, e capannoni dove si costruivano i pezzi di futuri capannoni.
E' difficile raccontare ciò che è quotidianamente sotto i nostri occhi, una trasformazione talmente lenta che sembra quasi non avvenire.
All'inizio volevo dare voce ai "buoni" e ai "cattivi", sentire le ragioni di chi progetta palazzine, costruisce case, tira su i capannoni. Poi mi sono accorto che dividere la realtà in buoni o cattivi non ha senso: il documentario alla Michael Moore, alla Sabina Guzzanti, non mi ha mai convinto del tutto. Raccontare i "cattivi", le loro nefandezze, equivale a riconoscere implicitamente la propria superiorità e innocenza, ad auto-assolversi e scaricare la colpa sugli "altri".
Semplice, ma un pò inutile.
Ho invece scelto, seppure inizialmente in modo inconsapevole, una strada meno lineare, più tortuosa: raccontare tre storie estreme, storie di "eretici" (la felice definizione è di Federico Ferrero), di chi pensa e soprattutto agisce in modo diverso rispetto a noi tutti, me compreso.
Non storie di chi rovina il paesaggio, di gente da additare come colpevole di tutto quanto, ma storie positive grazie alle quali, per contrasto, fare emergere il negativo che c'è, e che vediamo tutti.
Nella radicalità di pensiero e scelte, Maria Teresa, Silvio e Mauro prestano il fianco a obiezioni e dubbi: forse non possiamo fare tutti come loro, non si può comprare solo cibo di qualità, la loro produzione è per pochi, i loro prezzi sono per un élite di consumatori, e così via.
Eppure in fondo alle loro storie, alle loro contraddizioni, si intravede una luce.
Tra tutte le difficoltà e i "se" si intuisce che è quella la strada giusta da prendere: non un abbandono di massa di città e uffici, ma un piccolo cambio nei nostri comportamenti, una piccola riflessione ogni volta che, da consumatori, entriamo in un altro capannone.

Il Film
L'idea di "Langhe Doc" me la portavo dietro da un paio d'anni.
Il mio lavoro precedente, "Il Corridore", realizzato con Stefano Scarafia, ne conteneva in sé alcuni elementi (il rapporto con la natura, il paesaggio, il conflitto sviluppo/ambiente) poi necessariamente accantonati per via della potenza della storia personale e sportiva di Marco Olmo.
Sapevo cosa volevo raccontare, ma mi mancavano i protagonisti del racconto.
A inizio 2010 ho letto, quasi per caso, un post del blog personale di Federico Ferrero, Alba Tragica, in cui raccontava il suo ritorno ad Alba da milanese acquisito, tra palazzoni ed edilizia popolare, né più né meno che la periferia di Milano.
Dall'incontro con Federico (che inizialmente volevo come personaggio del film, ma poi per sua fortuna è riuscito a salvare la privacy) è arrivato il primo nome: Mauro Musso, un ex dipendente della grande distribuzione che si era messo a produrre tajarin (le tagliatelle piemontesi) in proprio. A cascata, Mauro mi ha parlato di Silvio, "un altro matto come me", e nel giro di una settimana ho conosciuto anche questo Rambo ecologista, fuggito nei boschi con le sue cinquanta pecore.
Di Maria Teresa, invece, avevo delle notizie in famiglia, sbocciate nel nostro incontro. Per lunghi mesi Maria Teresa è stata un personaggio "in sospeso" perché gliel'avevo combinata grossa, dando buca per ben due volte consecutive al fatidico incontro dell'intervista; in poche parole, avevo esaurito la sua pazienza ancor prima di incontrarla, ma dopo alcuni mesi di "sbollitura" sono poi riuscito a recuperare i rapporti e lei, come già Mauro e Silvio, si è dimostrata persona aperta e disponibilissima.
Un discorso a parte merita l'incontro con Giorgio Bocca. Volevo a tutti costi intervistarlo perché conosce profondamente e ama le Langhe e perché è una delle poche voci della cultura italiana che ha individuato i pericoli e le difficoltà del nostro rapporto con il territorio ed il paesaggio ("l'Italia dei capannoni" è una sua definizione, concisa e aspra come suo solito). Senza santi in paradiso, ho fatto la cosa più semplice: ho cercato il suo nome sull'elenco telefonico e l'ho chiamato a casa.
Mi ha risposto con un tono austero, che però si è sciolto non appena ha appreso delle mie origini lamorresi."Va bene, per quelli della provincia di Cuneo va sempre bene".

La Realizzazione

Dal punto di vista realizzativo "Langhe Doc" è forse un film atipico.
Nel descriverlo trovo più punti in comune con l'immagine del pittore, che da solo si addentra nel paesaggio con il cavalletto e la tela, che non con il grande cinema, quello fatto di maestranze, carrelli e grossi budget.
E' il mio modo di filmare, e non avrei comunque potuto fare altrimenti.
Per quasi un anno, a intervalli regolari, mi sono concesso piacevoli gite in langa, a trovare Mauro, Silvio e Maria Teresa e a riprendere i paesaggi innevati, il grano che cresce, la battitura, la vendemmia.
Senza alle spalle una vera e propria scrittura, registravo elementi del paesaggio e delle vicende dei miei "eroi". Fin dall'inizio, mi era chiaro che non avrei raccolto delle storie concluse, non avrei raccontato, come da manuale del documentario, "l'evoluzione di un personaggio". E infatti i ritratti dei protagonisti sono parziali, così come quello del paesaggio, che necessariamente non poteva contenere tutti i luoghi e gli aspetti delle Langhe. E tuttavia mi sta bene così. Mi sta bene che le storie di Maria Teresa, Mauro e Silvio abbiano un finale aperto, che talvolta i concetti siano solamente abbozzati, che il paesaggio sia raccontato attraverso piccoli blocchi (gli Intervalli) di immagini e musiche create da Giorgio Boffa, amico e compagno di giochi dai tempi dell'infanzia (anche su questo aspetto, un bel ritorno alle origini).
Mi sta bene perché gli "eretici", per definizione, non hanno un Libro, procedono per scarti rispetto al pensiero dominante, per scelte fatte di prove e tentativi, di fughe solitarie coraggiose e incoscienti.
Per una volta, spero che il gruppo si metta al loro inseguimento.

BIOGRAFIA

Paolo Casalis
Nato a Bra (Cn) nel 1976. Si laurea nel 2001 in Architettura al Politecnico di Torino con una tesi sull’architettura sostenibile e sul rapporto tra produzione edilizia ed ecosostenibilità.
Autore e regista insieme a Stefano Scarafia del lungometraggio “Il Corridore”(2010. Nel 2009 realizza, insieme a Stefano Scarafia, il film documentario “Gente di Terra Madre”, presentato ai festival Cinemambiente di Torino e Slow Food on Film di Bologna, distribuito in allegato al libro di Carlo Petrini “Terra madre, come non farci mangiare dal cibo”.

Filmografia:
Il Corridore (2010) - una produzione Bodà;
Festival:
Trento Film Festival 2011 (Selezione Ufficiale)
BCNSFF2010 (Barcelona International Ficts Festival);
Piemonte Movie 2010; Cherasco Movie 2010; Marcarolo Film Festival);
“Sport Movies& TV” Milano 2010
Gente di Terra Madre (2009) - una produzione Bodà e Slow Food;
Festival:
Cinemambiente 2009 Torino;
Slow Food on Film 2009, Bologna;
Piemonte Movie 2010;
Aniene Film Festival
Allegato al libro di Carlo Petrini "Terra Madre. Come non farci mangiare dal cibo"


Langhe Doc
Una produzione/ Produced by Stuffilm Creativeye
Distribuito da/ Distributed by Produzioni Fuorifuoco
www.produzionifuorifuoco.it
info@produzionifuorifuoco.it


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Di seguito, alcuni estratti e contenuti extra dal dvd del film "Langhe Doc.Storie di eretici nell'Italia dei capannoni".
Below, some extra contents and excerpts from the movie "Langhe Doc". NOTE: THE MOVIE IS FULLY SUBTITLED IN ENGLISH

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1 - Estratto dal film "Langhe Doc.Storie di eretici nell'Italia dei capannoni"
2 - Uno degli EXTRA dal dvd del film "Langhe Doc, Storie di eretici nell'Italia dei capannoni" - Mauro Musso
3- Il Trailer del film

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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